Avanti e indietro

Come si poteva sospettare: la quarantena (con annesse tutte le angosce di castrazione e quelle relative al fantasma ferreo della morte) ha creato un crocevia senza mezzi termini, una biforcazione emotiva e, probabilmente, antropologica. All’interno della stanza d’analisi, tramite il microscopio clinico, si sono evidenziate due scelte del mentale: una psiche aizzata, incazzata, colma di riscatto, che vuole rivedere i propri canoni esistenziali e non perdere altro tempo; insomma crescere, proiettata verso l’avanti. E all’opposto una psiche spaventata, rattrappita, scalfita, martoriata, che spinge verso l’indietro, verso il prima, quindi verso il mai; e prende le forme inquietanti della psicosi, dell’evasione delirante, della regressione patologica, dell’autoannientamento lesivo e suicidario. Senza mezzi termini. L’unico spartiacque è rappresentato dal sintomo che ancora i clinici camuffano da patologia per fini speculativi e beceri. Mentre il sintomo rimane l’unico punto fermo in un maremoto, l’unico baluardo di una salvezza generale, il segnale di pericolo che ci permette di togliere la mano dal fuoco prima che tutto bruci.

Non so se fuori dall’area psicoterapica avvenga la stessa dinamica, ciò che osservo io lì dentro è uno spaccato piccolissimo e prototipico del fuori, comunque un campione simbolicamente rappresentativo; che mi porta a pensare che stia accadendo ovunque questa spaccatura ampia ed evidente tra il prima e il dopo, tra l’avanti e l’indietro.
Il codice binario studiato dai più grandi analisti e scoperto negli studi sperimentali dal punto di vista biologico e funzionale dal dott. Gianluca Mattioli è più evidente che mai: la scelta è tra costruire e distruggere.
O, meglio, tra ri-costruire e continuare a distruggere.
La scelta è tra confrontarsi con la realtà o evaderla.
La scelta (la possibilità di effettuare una scelta ) è ciò che di più prezioso abbiamo.
Oggi mi ha telefonato un giovane psicologo per un tirocinio post-universitario post-covid. Non amo molto l’idea di essere un tutor, un formatore, ho sempre la sensazione che mi sottragga tempo al mio lavoro di analista, ciò che amo profondamente; ma ho avuto immediatamente la sensazione che quel ragazzo, col suo modo propositivo ed entusiastico, rappresentasse appunto l’avanti. E mi è piaciuto percepire quel movimento in avanti, quella spinta vitale che ti porta verso un’incognita esistenziale che si chiama vita.
Credo che per un po’ farò anche il tutor, perché quando si sente energia che spinge avanti, remare contro è sempre da sciocchi.