Esplosioni nucleari di schegge artistiche

Fuori non scorre. Ma ti senti già lontano. Nella purezza dei vinti o nella rabbia dei sommersi, la vita rinasce… E non attraverso un fiore.

Emanuele Paceschi è uno scrittore, poeta, e pochi giorni fa mi ha inviato come un dono improvviso questa poesia.
L’ho apprezzata molto, sia per la potenza evocativa dell’autore, sia per il segnale che mi ha inviato.
Mi ha emozionato nell’intensità del contenuto, piena di aggraziato disincanto.
Ma anche nell’intensità del gesto: un dono poetico.
La scrittura ancora oggi mi appassiona e mi accompagna, quale arte nobile che ci spinge a creare e comunicare un progetto interiore, un’idea, uno stato d’animo, una visione. Ogni forma d’arte ci spinge all’intima esplorazione e alla comunicazione, ha a che fare con la consolazione e con il nutrimento emotivo ed intellettivo, insomma è vita.
E mai come adesso c’è bisogno di istinto vitale. Freud concepì uno dei suoi ultimi dualismi in relazione all’ipotesi dell’esistenza di una pulsione di vita contro una pulsione di morte; lungo da me farne un pippone teorico e accademico in questo contesto, ma mi preme sottolineare che nella teoria della clinica psicoanalitica il concetto di pulsione di morte è stato sconfessato e sezionato, mentre quello di pulsione di vita è stato confermato ed arricchito.
Molti pazienti mi parlano di questo, del percepito bisogno di creare, chi con la pittura, chi con la scrittura, chi con la musica o altro…
Mi sembra un ottimo antidoto: l’arte creativa come espressione di sé piena e indisturbata, una sorta di catarsi e di esplosione di vita.
La creazione artistica ha a che fare con la bellezza, e la bellezza ha a che fare con lo stupore: lo stupore di un momento in cui qualcosa si genera.
Siamo tutti esplosioni nucleari di schegge artistiche, creazioni originali.
Si può creare e generare anche in un metro quadro, dove la mente sconfina nel viaggio emotivo…
Il mio piccolo consiglio è di creare qualcosa di nuovo, di scrivere un’emozione, di cantare uno stato d’animo, di disegnare un’idea, di suonare un affetto, di ballare un ricordo.
Giusto per sentirsi vivi, e per generare vita.